A mo’ di premessa

Su tuttonapoli ieri si parlava di scontro tra titani: https://www.tuttonapoli.net/in-evidenza/video-scontro-tra-titani-su-inter-juve-cruciani-vs-chiariello-sei-un-imbecille-tu-sei-pazzo-354028

Lasciamo perdere i titani. Tra puzza, prosciutto e docce non fatte gli argomenti non erano certo titanici. Eppure è venuto fuori uno degli argomenti che accompagneranno il viaggio iniziato sab 28 aprile. Questo argomento verrà riproposto spesso e sotto diverse spoglie, dovrà tuttavia essere visto nei suoi elementi strutturali. Una volta compreso per ciò che rappresenta, si avrà tra le mani una spada invincibile. Ogni tentativo da parte juventina di difendere se stessi – storia, prestigio, onestà, bellezza – e sopratutto di vomitare fango e astio su coloro che negano la presunta magnificenza e leggendaria ed epica apparizione bianconera nel creato, è destinato per incanto a sparire a dissolversi. Si pensi ad una botta di maestrale che spazza via una nube tossica. Quale sorriso più sincero può apparire dopo una boccata a pieni polmoni di aria pulita.

Ma qual è la spada invincibile? Dove lo si prende un maestrale così deciso e sicuro in grado di spazzare via una nube tossica?

La dòxa, opinione, credenza, che Platone utilizzava per descrivere il mondo, è il terreno fertile “dell’ammuina”. L’ammuina nasce dalla precarietà delle posizioni dialettiche. Se due posizioni che si contendono il campo di battaglia della ragione – “teng’ ragion’ io” – vacillano, a farla franca sarà sempre, non quella più vera, ma quella che a più strumenti in mano per farti passare per coglione.

Lo scontro Cruciani-Chiariello è un pattern tradizionale nei suoi elementi essenziali. Da decenni si autoalimenta senza spostare di una virgola le posizioni in campo. La conclusione di Cruciani, sfera quindi bianconera, “tu, Chiariello, voi, resto del mondo, siete pazzi perché non riconoscete la immacolata e pura leggenda bianconera”. La virgola non spostata permette a chi ha più strumenti di farla franca.

Bene. Qual è la spada invincibile? Aristotele, principio di non-contraddizione. A non è non A. Chiunque volesse negare il principio di non contraddizione, negandolo finirebbe con l’affermarlo. Poiché l’identità tra soggetto e predicato è un immediato, con la sua negazione ci si strappa le carni di dosso e ci si consegna all’identità negata. Detto così non serve a nulla. Eppure basterà comprendere quale identità immediata si manifesti nel momento in cui il soggetto Juventus entra in sintesi con il predicato Juventus. Ossia l’affermazione la Juve è la Juve. L’immediato Juve, l’apparire simultaneo di tutte le nefandezze che di volta in volta si sono manifestate nella scansione temporale, negano ogni possibilità di negazione dell’evidenza originaria. Il soggetto Juve è quel soggetto che ruba. Ogni tentativo di negare quest’identità è la sua affermazione. Il soggetto A, la Juve che ruba, non può non essere nient’altro da ciò che ruba.

Tutti i tentativi, dei tifosi, dei blogger, della società, dei giornalisti di negare questa identità ha due meravigliose conseguenze. La prima è che affermano ciò che intendono negare. Inutile quindi discutere. Basta sapere che se qualcuno afferma la Juve non ruba, oppure la Juve è onesta, con tutto quello che queste due affermazioni contengono (la gloria bianconera) in realtà sta dicendo il contrario. La Juve è quel soggetto che ruba. Seconda conseguenza, Cruciani. La negazione del principio di non contraddizione in Platone ha argomenti diversi, ma altrettanto suggestivi, e il filosofo conclude che nemmeno nel sogno lo si può negare, poiché ogni tentativo di negazione è l’apparire della follia. Proprio quello che sempre i tifosi, blogger, società, giornalisti e via dicendo cercano di scaricare e rinfacciare sull’unico argomento possibile. Il folle, nello scontro Cruciani-Chiarello è Cruciani e l’unico argomento possibile da parte bianconera è questo: https://www.tuttonapoli.net/brevi/lex-senatore-razzi-da-juventino-devo-dire-che-non-mi-piace-vincere-rubando-354037

Capite adesso in che condizione è l’Italia. Il senatore Razzi, vittima delle splendide parodie di Crozza, ha quell’onestà e lucidità intellettuale tale da poter meritare la Presidenza della Repubblica.

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