Allegri e la commedia all’italiana

L’allenatore della Juve, la settimana scorsa ha avuto visite cortesi sui campi di gioco di Vinovo. Rappresentanti della curva, felici per le straordinarie gesta dei loro giocatori, e per il grandissimo talento tattico difensivo del loro stratega, dopo l’ottima prova fatta contro il Napoli, sono andati ad incitarli e motivarli per la fondamentale partita di Milano.

Notte fonda. Di quelle dove tra sogni agitati e bruschi risvegli la sensazione di passare dall’incubo alla tragedia è tutt’altro che peregrina. Un’indagine un processo e una condanna ci dicono che in quella curva si esaltano rappresentanti della criminalità organizzata calabrese. C’è anche un suicidato nelle pieghe recenti di alcune vicende. Realtà quella di San Luca, della Locride, di Vibo e Gioia Tauro, di Cetraro che conosco abbastanza bene. Da quelle parti in modo molto discreto vengono spostati e manovrati capitali che potrebbero eliminare il debito pubblico nazionale. Capitali che secondo i servizi segreti tedeschi hanno contribuito in modo decisivo alla riunificazione della Germania. Ho visto salvare una banca Islandese con una linea di credito di 500 milioni con una operazione realizzata in poche ore attraverso il via libera della Fed. Ci sono parlamentari che saltano di partito in partito e tra uno scandalo e l’altro c’è sempre una poltrona comoda ad attenderli. Vero Renzi?

Ora le visite di cortesia e motivazionali sono di certo una bella cosa, ma fatte nel momento in cui a quanto pare negli spogliatoi dopo il Napoli, se le sono date di santa ragione, al punto che dopo l’infortunio di Chiellini, per ragioni “tattiche”, a Milano, Allegri ha fatto accomodare in panchina il centrale più forte, Benatia, e fatte nel momento in cui si rischia di perdere punti e di essere sorpassati in classifica e vedere sfumare il sogno leggendario del settimo scudetto, qualcosa vorrà dire. Dove c’è leggenda ci sono soldi. E da quelle parti, in Calabria, a lasciare anche 5k sul campo brucia il culo.

Nei sei giorni che hanno separato le due partite, sotto le tende, mentre la propaganda doveva fare bene il suo lavoro, i sodali nottambuli non dovevano lasciare nulla al caso. La trentacinquesima giornata di campionato doveva andare esattamente come poi è effettivamente andata. Perché?

Lo spiega bene Allegri. O meglio il suo atteggiamento. Le conferenze stampa prepartita sono, in luoghi normali, inutili e apparentemente suggestivi riti che conducono dal sonno emotivo all’emozione della partita. Nel caso della Juve vane giustificazione per rendere credibile ciò che ha la credibilità di una promessa di Renzi o Berlusconi. Sono come il risveglio della madre al figlio in cui si cerca di concedergli sprazzi di buon umore e buona fortuna nella speranza di non doversi imbattere puntuali nella jattura dei 90 min.

Il buon Allegri prima di Inter-Juve, al di là delle sciocchezze di circostanza, aveva negli occhi e nel sorriso, da paresi facciale, l’espressione della morte. Una volta finito l’incubo, buoi scappati, stalla chiusa, con il sorriso sincero di chi sa di aver posticipato una problematica condanna, raggiante ringrazia il “Taglia” promuove l’arbitro e a sei giorni di distanza ci ricorda che in Italia è tutto una commedia.

L’Italia non è una commedia, è una farsa. È un paese che stenta ad essere normale, civile, equilibrato, innanzitutto perché ci sono dei mentecatti che vanno gridando ad alta voce che “l’unica cosa che conta è vincere”, con un’opinione pubblica che invece di mandarli elegantemente affanculo sta lì ad adularli a reti unificate.

 

 

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