Disturbo cognitivo bianconero

https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Dunning-Kruger

Per comodità e semplificazione mi affido alla pagina wikipedia. Il viaggio sarà lungo e non mancheranno le opportunità per approfondimenti, in grado di dare maggior valore scientifico a questa argomentazione.

Si parla di disturbo metacognitivo, dovuto alla sopravvalutazione delle proprie capacità. I due psicologi hanno effettuato ricerche anche sugli scacchi e sul tennis. Purtroppo per loro, non erano a conoscenza di questo fenomeno straordinario ed emblematico che riguarda il calcio e, in particolare, il delirio di onnipotenza juventino.

Volendo prendere i 4 punti specificati nell’ipotesi, vi propongo questa riflessione. I ricercatori parlano di persone inesperte, noi dovremo associare e completare l’inesperienza attraverso una categoria che unisce tracotanza e autopersuasione. Il coinvolgimento emotivo totalizzante è un racconto immaginifico indotto dal sistema di influenza e potere, che la famiglia Agnelli è riuscita a imporre in modo esemplare nel corso di decenni di strapotere politico e culturale. Abbiamo quindi, queste 4 ipotesi, che effettivamente possono coincidere con la visione del calcio da parte della sfera juventina:

  • tenderebbero a sovrastimare il proprio livello di abilità;
  • non si renderebbero conto dell’effettiva capacità degli altri;
  • non si renderebbero conto della propria inadeguatezza;
  • si renderebbero conto e riconoscerebbero la propria precedente mancanza di abilità qualora ricevessero un addestramento per l’attività in questione.

I primi due aspetti credo siano evidenti e inopinabili. Non necessitano di ulteriori commenti. Basta provare a parlare con uno juventino, per imbattersi in questa dimensione apodittica della loro certezza. Esistono inoltre situazioni paradossali, tipo la pretesa di Buffon per il rigore fischiato contro nella partita con il Real Madrid, che possono essere comprese solo attraverso la valutazione delle due ipotesi in questione. Ma di questo ne parleremo in seguito.

Il terzo punto invece è interessante. “Non si renderebbero conto della propria inadeguatezza”. In questo caso “l’inadeguatezza” va meglio specificata. Il fine ultimo, la filosofia di vita, che rappresenta ed è alla base del disturbo metacognitivo juventino, è espresso appieno dal motto coniato da Umberto Agnelli: “Per la Juve l’unica cosa che conta è vincere”. Si pensi che sono talmente avvolti e assorbiti dall’idea della vittoria, che sono stati capaci di giocare e festeggiare la prima Coppa Campioni, con trentanove cadaveri sul campo. Una curva applaude e giubila undici giocatori, che si presentano giubilanti con una coppa verso di loro, su una pista di atletica macchiata dal sangue ancora caldo dei loro supporter. Cosa vuol dire? Che se la vittoria è il fine ultimo del loro racconto immaginifico, qualunque mezzo è ben accolto pur di ottenere il fine. È esattamente quello che è accaduto e accade. “Se non riesco a vincere sportivamente sul campo, posso farlo attraverso il controllo di quel sistema, che permette di vincere manipolando l’evento sportivo”.

Qui il disturbo metacognitivo è lampante. “L’inadeguatezza” è l’assoluta incapacità di riconoscere quello che accade sul campo, laddove la partita è segnata non dal merito sportivo, ma dalla manipolazione dell’evento. Questo avviene attraverso le scelte dell’arbitro o la compiacenza avversaria.

Arriviamo alla genesi di questo sito e alla sua iniziativa. A Cagliari, durante una partita bloccata, con la Juve incapace di essere pericolosa, nei minuti finali del secondo tempo Bernardeschi colpisce la palla con il braccio in area di rigore. Rigore netto. L’arbitro Calvarese a pochi metri e in condizione di valutare correttamente l’azione, non solo lascia giocare, ma non si avvale dell’aiuto della Var.

Sono decine gli episodi analoghi e tutti spalmati nei decenni. Episodi per cui tutti i tifosi d’Italia non juventini concordano, giungendo alla stessa conclusione: hanno per l’ennesima volta manipolato la partita. Su un blog di calcio m’imbatto in una domanda da parte di un tifoso napoletano. “Com’è possibile che, di fronte a una evidenza così manifesta, i tifosi della Juve non riescano a rendersi conto dell’accaduto?” Da tempo mi assillava la stessa domanda. È evidente che, se i tifosi della Juve si accorgessero di quello che accade, squadra e società non potrebbero più supportare un sistema corrotto. Eppure, loro non si accorgono dell’evidenza. È cosi che mi venne in aiuto la sindrome Dunning-Kruger per motivare il tutto. Non è cattiva fede, ma un disturbo cognitivo vero e proprio, che obnubila una valutazione oggettiva della situazione.

Sul blog lo feci notare al tifoso, e nel giro di pochi minuti interventi totalmente fuori dalla grazia di Dio da parte di troll e tifosi della Juve avvalorarono questa tesi.

È semplice, basta fare un esperimento. Alla richiesta di spiegazione rispetto ad un evidente errore arbitrale, gli juventini negano fermamente l’evidenza dell’accaduto o si appigliano a valutazioni senza senso, a dimostrazione che gli errori colpiscono tutte le squadre. Poi, messi alle corde, risolvono la questione nel modo più banale e patologico: il bue che dà del cornuto all’asino.

Il presidente del Napoli De Laurentiis faceva notare la sequenza impressionante di errori arbitrali nella seconda parte del campionato, che hanno penalizzato la sua squadra. Guardate la risposta su twitter dell’apprezzato giornalista juventino:

https://www.tuttonapoli.net/le-interviste/tolti-8-punti-non-lo-diciamo-per-paura-de-paola-ironizza-su-adl-si-paura-dell-ambulanza-355023

Chi è affetto da palese disturbo cognitivo, con tanto di faccine che se la spassano, ritiene che i pazzi da far ricoverare in ambulanza siano quel 70% di italiani giunti alla stessa conclusione del presidente.

La quarta ipotesi è la tragedia vera e propria. Poiché dopo lo scandalo doping (seconda e ultima coppa campioni) con atleti mingherlini che all’improvviso iniziano a lievitare come panettoni, e calciopoli, con prove che inchiodano ad ogni responsabilità società e dirigenti, il racconto epico non conosce spazi per l’autocritica. A questo punto, purtroppo, la strada psicologica deve lasciare spazio a quella psichiatrica, poiché nulla riesce minimante a trasmetter loro barlumi di consapevolezza e di responsabilità.

 

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