Il rispetto e la presa per il culo secondo Allegri

La conferenza stampa di Massimiliano Allegri, ascoltata con attenzione, chiude l’anno santo del settimo leggendario scudetto e la settimana di anomali e disaffezionati festeggiamenti, per la vittoria (unica cosa che conta) raggiunta.

Allegri è totalmente in linea con il capitano della sua squadra. Alla Juve tutto è dovuto. Se qualcosa non le viene riconosciuto, la responsabilità è solo ed esclusivamente dell’interlocutore, in mala fede, insensibile, inadeguato, incapace di comprendere.

Il campionato 2017-18, dal punto di vista dell’allenatore, è stato il più bello da vincere, però è anche quello che, a quanto pare, lo ha reso più nervoso.

Semplicemente perché è accaduta la cosa peggiore che potesse capitare. Lo sforzo prodotto dal Napoli ha costretto la vecchia signora a mettere in campo tutto l’arsenale a disposizione, per mantenere la striscia di vittorie consecutive. La vecchia signora si è sputtanata. Normalmente bastano pochi ritocchi, in un campionato mediocre e assoggettato allo strapotere della croce rossa juventina, i risultati vengono da sé e mentre i deliranti giubilano, ai consapevoli resta l’ossessione del dubbio. Che quest’anno è certezza incontrovertibile e il delirio si è manifestato in tutte le sue manifestazioni ossessivo-compulsive. È un continuum di perle dal contenuto schizofrenico, irresponsabile, malato. Una vera jattura.

La squadra di Sarri, evidentemente meno attrezzata della Juve, ha dimostrato una volta per tutte che nello sport contano lealtà, passione e bellezza. Ha distrutto in pochi mesi decenni di squallida tracotanza culturale.

Ma Allegri è consapevole che il pessimo gioco prodotto, con una notevole rosa a disposizione, se non fosse stato per il controllo della classe arbitrale e delle società al soldo della Juve, avrebbe portato zero titoli? Si rende conto che tutti gli sforzi fatti dal suo staff e dalla sua squadra hanno raggiunto i risultati sperati grazie solo ed esclusivamente a quelle scelte folli e illegittime fatte, nei momenti decisivi, dagli arbitri e che ormai tutto il mondo ha davanti agli occhi?

La risposta è no. Non lo capisce, nello stesso modo in cui Buffon non ha capito che se un arbitro fischia giustamente contro, lo fa perché fa il suo dovere e non per insensibilità. Dal loro punto di vista, la Juve è il centro dell’universo, per cui gli arbitri possono giustamente sbagliare a loro favore, i portieri si possono scansare a loro favore, le squadre avversarie, con molti componenti stipendiati dallo strapotere juventino, possono rinunciare a giocare, perché qualunque sforzo sarebbe vano; la stampa non può non esaltare ed entusiasmare le coscienze per la straordinaria epica che i non colori bianconeri hanno prodotto e producono nella storia del mondo sportivo occidentale.

I soggetti in questione sono totalmente disconnessi dalla realtà. Ogni loro gesto e parola lo testimonia. Vivono in una totale trance di superomismo becero, totalmente incapaci di intendere e di volere.

Se solo potesse rendersi conto, Allegri, che il problema non è la mancanza di rispetto nei confronti suoi e della sua squadra, ma la totale e irresponsabile mancanza di rispetto di tutto il mondo juventino per l’intelligenza di una nazione e di milioni di sportivi sparsi per il mondo, non avrebbe il coraggio di parlare in quel modo.  E se fosse consapevole che i risultati raggiunti dalla sua squadra sono dovuti alle influenze che la società impone a tutti i rami di questo albero malato che è il calcio italiano, per vergogna e pudore non potrebbe utilizzare questi argomenti. Ne va quindi da sé, abbiamo a che fare con incosapevolezza e percezione alterata della realtà. Qualunque tentativo di confronto dialettico è vano. Le reiterate frodi, compresa quella dell’affissione del 36, dimostrano sfacciataggine e senso d’impunità.

La sola strada percorribile è una lunga ed estenuante battaglia culturale in primis, e in ogni circostanza possibile, legale.

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