Le luci spente di San Siro

Il 28 aprile 2018, allo stadio San Siro di Milano, cala il sipario. Non è la fine di un concerto. Tantomeno di uno spettacolo. Davanti agli occhi di 80.000 spettatori e chissà quante centinaia di milioni sparsi per il pianeta, una patetica messinscena, l’ennesima, rappresentata puntualmente da decenni, segna una rottura definitiva con il passato. Non è possibile continuare! Lo squallido show, che coinvolge energie emotive da tenere sotto controllo attraverso la menzogna, non può autoalimentarsi impunito, seguendo lo stesso copione. Deve essere affiancato da un lavoro critico che ne sveli i contenuti, che denunci le piccole e grandi trame di questo squallido spettacolo, creatore di finti eroi, banali divulgatori di idiozie, tronfi opinionisti da quattro soldi che, con il sorrisino ipocrita, intascano gettoni, presenziando sotto i riflettori del nulla. Dell’imbroglio. Questo nulla scavalca ogni paletto razionale e si diffonde come la peggiore peste, di coscienza in coscienza, lasciando impietriti per la sua sfacciataggine, ma soprattutto per la facilità con cui volta pagina, archivia un argomento e subito, senza lasciare segno, si ritrova a parlare d’altro. Il segno invece lo lascia. È una traccia indelebile, incide l’intelligenza, la sensibilità, la consapevolezza, la certezza di poterla fare franca e restare impuniti. È talmente scontato il segno, che non lo si vede più. Come se non apparisse, ed invece è diventato il costume di una nazione allo sbando. Razzista, intollerante, ignorante, commissariata da imbecilli. Da un lato, lo splendore di un territorio, dall’altro, l’ineluttabile declino del suo costume.

Ci sono nomi, luoghi, orari, prove su prove, eppure la nebbia critica non è in grado di mettere insieme i tasselli del puzzle. O preferisce non farlo? Troppi i soldi in ballo e troppo importante è depistare l’attenzione.

Questo blog sarà un viaggio: ad ogni passo in avanti, ogni partita, ogni squallida rappresentazione che si darà, puntuale come è sempre accaduto, corrisponderà un passo indietro, una testimonianza già data. “L’inizio della fine” riterrà il suo lavoro compiuto quando questa massa indegna di tifosi bianconeri si vergognerà di manifestare la propria appartenenza ad una fede sportiva macchiata in modo indelebile dall’imbroglio, dall’inganno; quando sapranno che non potranno farla franca con argomenti patetici, che ripetono come pappagalli inebetiti e quando la società in questione vorrà sedersi al tavolo da gioco, accettando le regole utilizzate su tutto il pianeta. Se così non dovesse essere, sarà bene consegnare una volta per tutte la vecchia signora al passato. Ad un luogo della memoria che farà inorridire al sol ricordo, come orrido è stato l’ultimo spettacolo del 28 aprile 2018.

Non verranno lesinate critiche feroci ai complici del sistema, gli stessi che, pur sapendo di non poter far nulla, badando ai propri meri interessi, decidono comunque di sedersi al tavolo.

Qui, parlando di un fenomeno sociale marginale e di poco conto, ci ritroveremo con serenità ed umiltà a riflettere sulle coordinate sociali e politiche di una nazione in crisi.

 

 

 

 

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