Un presidente arbitro

Siamo in una delle più complesse impasse politiche della storia della Repubblica. Senza governo e senza classe dirigente. Si diramano due sole strade davanti a noi: elezioni a luglio o governo del Presidente, che ci conduca di nuovo alle urne in autunno inoltrato. Entrambe le strade si interrompono davanti a un precipizio. È evidente. Con elezioni, sia a luglio che in autunno, verrà spazzata via la classe politica che dovrebbe garantire accondiscendenza e fiducia nelle politiche europee. Niente di che, sia chiaro, ma l’alternativa, il futuro del paese, è nelle mani di due partiti armati di buona volontà e di alcune importanti idee che, in ogni caso, finito il mandato di Draghi alla BCE, faranno dell’Italia e del suo “finto” debito una santabarbara.

Il garante dei garanti, l’arbitro degli arbitri, il Presidente della Repubblica, colui che in ultimo appello dovrebbe poter assicurare giustizia ed equilibrio, nella pomposa celebrazione che porta alla finale di Coppa Italia – vale molto meno della coppa del nonno, che ho tanto amato da bambino – dinanzi ai due capitani di Milan e Juve pronuncia un paio di frasi tragiche: “Siete la punta più avanzata, conosciuta e importante di un grande movimento sportivo. Avete una grande responsabilità: siete il modello a cui guardano le persone. Dai calciatori delle serie inferiori, agli amatori, fino ai bambini, che vi ammirano e vogliono imitarvi”; poi riportando le parole di Buffon: “Due squadre competono, ma devono avere a cuore la correttezza”; e poi: “Penso agli arbitri, ai miei colleghi: quando sono stato eletto Presidente della Repubblica, mi sono paragonato a un arbitro, assicurando la mia imparzialità”; “Abbiamo i migliori arbitri del mondo”.

Caro Presidente Mattarella, lei è consapevole che il 70% degli italiani non si riconosce nelle sue parole? Sa che il calcio italiano è una delle più sfacciate frodi sportive mondiali? Sa che per il 70% degli italiani, se il proprio figlio prendesse a modello Buffon, che ritiene l’arbitro imparziale – e quindi anche lei, Presidente, arbitro degli arbitri – un uomo con il bidone della spazzatura al posto del cuore, sarebbe disposto a non riconoscergli la paternità? Sa che per il 70% degli italiani avere un figlio che ripete “l’unica cosa che conta è vincere”, ovvero essere disposti a qualunque mezzo per ottenere l’unico fine, consulterebbe immediatamente un team di psicologi dell’età evolutiva? Ha seguito l’imparzialità degli arbitri nel girone di ritorno della serie A 2018, supportati tra l’altro dall’innovativo contributo tecnologico?

Caro Presidente arbitro, ieri non mi sarei aspettato una denuncia e nemmeno un rimprovero, si figuri, ma almeno la decenza di un banale discorso istituzionale, ” Divertitevi e che vinca il migliore”. Purtroppo no! Ci è toccato per cena il polpettone morale. Abbiamo avuto un’ulteriore conferma che in Italia di imparziale non c’è un beneamato cazzo. Una squadra da tre anni si è fatta portavoce dell’unico argomento possibile per risollevare la forma mentis del paese: spirito di sacrificio, lealtà sportiva e bellezza. Mentre in Europa è ormai sotto i riflettori e se ne elogiano le imprese, qui da noi l’opinione pubblica ipocrita e manipolata, per poter trovare argomenti che giustifichino le imprese di un’associazione a delinquere, ritiene che il mancato turnover ha spompato l’attacco, che la rosa è inadeguata, e così via.

Sarebbe bello da parte sua un riconoscimento pubblico alla stagione del Napoli 2017-2018, varrebbe molto più di uno scudetto e ci permetterebbe di pensare che, in fin dei conti, un barlume d’imparzialità e di buon senso ancora respira sul territorio nazionale.

Poiché ritengo sia impossibile salvare l’Italia, sono ormai persuaso sempre di più che una possibile ed esile strada da percorrere sia quella innanzitutto di eliminare la Juve.

E dopo Cruciani, Mazzola, Cucchi, Sabatini, tra i sostenitori della teoria geocentrica abbiamo niente di meno che il Presidente della Repubblica Mattarella.

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