Lettera a Maurizio Sarri

Caro Maurizio,

metto da parte i convenevoli, ti scrivo in tuta, cercando di emulare il tuo parlare diretto.

Non è tempo di abbandonare la nave. Siamo nel bel mezzo di un naufragio. Mancano giubbotti e scialuppe di salvataggio, manca l’idea chiara, forte, decisa che l’esistenza, per quanto tragica, è decisamente saldata alla bellezza, si redime nella bellezza. Non ci si salva dopo la morte, con un giudizio universale, con il mito dell’avere, del “possesso”, della vittoria, ma nella gioia dell’immediato. Il tuo modo romantico e poetico di intendere lo sport altro non è che gioia. Lealtà, correttezza, poesia del verde di un campo di calcio colorato dai cromatismi di maglie impresse nell’immaginazione di ognuno di noi. Lo hai trasmesso alla tua squadra e al suo pubblico appassionato. Lo hai trasmesso a tutti i tifosi onesti in Italia. Lo hai trasmesso a mia figlia, qui a Berlino, che nelle partite di palla a mano, durante l’ora di educazione fisica, ha assimilato la velocità di esecuzione dal punto di vista visivo, riuscendo a liberarsi e a passare con una rapidità che gli altri ragazzi non hanno. Per giustificare i complimenti dell’insegnante, le ha dovuto raccontare del Napoli di Sarri.

L’uomo che insegue le illusioni prometeiche sta nutrendo inconsapevolmente un disastro culturale. Lo avverti, lo denunci, si respira odio, razzismo, intolleranza, in giro per l’Italia. Fomentati dal sistema fazioso dell’informazione, della propaganda culturale che pretende la logica del business e del profitto, servendosi dello sport. Sai bene che il calcio formerà inesorabilmente la coscienza di tutti i ragazzini di oggi, specialmente di quelli che hanno meno opportunità sociali. Il tuo messaggio, quindi, ha valore pedagogico, è una decisiva opportunità culturale.

La nave che affonda è l’Italia. Non abbandonarla, lascia perdere l’estero. Non contribuire anche tu alla fuga dei cervelli. Hai impiegato anni per arrivare dove sei. Sono disposto a tollerare persino un tuo passaggio alla Juve. A rivedere Higuain correre felice in campo e tornare a segnare con la media gol che gli hai saputo concedere. Sopporterei dieci scudetti di fila juventini, vinti onestamente e meritatamente sul campo. Chissà, magari sapresti trasformare quella tracotanza idiota della società, riuscendo addirittura a fargli esporre il giusto numero di scudetti fuori lo stadio.

Quanto a noi tifosi del Napoli, non temere. L’eterna ruota dell’essere ci lega alla malinconia e alla gioia di vivere, si inseguono e si abbracciano da sempre. Non siamo mai stati e non vogliamo essere vincenti, forse proprio perché sentiamo che in qualche modo la vittoria è una modalità dell’anima, del sentire, non un trofeo da esporre in bacheca.

91 punti sono difficili da migliorare? Ripartiamo da 50 da 60. Si lo so, sentirai cori contro AdL, vedrai i ragazzi tesi e nervosi, ma vedremo crescere giovani talenti che, innamorandosi di un gioco, si innamorano della vita.

Ecco, innamorarsi della vita. Il palazzo non ancora conquistato. La spallata è stata data. Non ci si ferma adesso. In ogni caso e a prescindere dalla tua scelta.

Un abbraccio sincero

Dal Nulla

 

 

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