Var, il furto del 15% e l’idiozia del ladro

L’espressione del potere, una volta assuefatto alla sua logica e abituato ai meccanismi che strutturano il proprio predominio, si trasforma in un criceto che corre dentro la ruota. I risultati appagano, soddisfano, la capacità critica diminuisce, l’idiozia è inevitabile.

L’introduzione della Var fu accolta da tutti in modo benevolo, disinteressato, incuriosito. Tutti, tranne la cricca bianconera. Il che la dice lunga. Si pensi in modo particolare a quel capolavoro di faziosità e ignoranza che è l’opinionista Mauro, che ammorba e appesta il “salotto” Sky e regala perle letterarie “sull’ala” della Repubblica. Salotto un cazzo! È una stanza delle torture, il braccio armato della propaganda.

Due furono le reazioni principali della lobby juventina all’introduzione della Var, entrambe confermano malafede:

1)Nell’anno della Var dobbiamo conquistare lo scudetto e dimostrare una volta per tutte che le nostre vittorie non dipendono dagli arbitraggi: “quest’anno è più importante degli altri!”

2)La Var ammazza la bellezza del calcio (Santo cielo! La bellezza espressa dal genio di Allegri?!?), interrompe il gioco per troppo tempo, rende i recuperi lunghissimi e via dicendo…

Quindi, secondo l’espressione del potere calcistico italiano, lo strumento introdotto in supporto della classe arbitrale, è cosa seria, funziona e riduce la possibilità che, nel caso in cui dovesse essere necessario, si possa ricorrere all’aiutino decisivo.

Che idioti! Se è l’arbitro stesso a servirsi della Var, è chiaro che può farlo a sua discrezione, interpretando l’episodio dal suo punto di vista e decidendo o meno di consultare il supporto tecnologico. La propaganda, poi, lavorerà per depistare l’attenzione.

Mentre a settembre un po’ per tutti era chiara la faccenda, gli imbecilli lo hanno capito con l’anno nuovo. Certo, troppo legati alla prassi del furto per comprenderne la teoria.

A gennaio, con il Napoli a +1, in una partita bloccata a Cagliari, i ladri portano tre punti a casa con un gol in ripartenza, viziato da un macroscopico fallo di Benatia su Pavoletti, grazie a una meravigliosa decisione di Calvarese – da prendere a schiaffi – che non decreta un rigore netto, facendo sobbalzare dal divano anche Dio dall’altra parte dell’universo: ” Ma chist’ o ver’ stann’ facend’?”

http://www.video.mediaset.it/video/italia_s_got_talent/esibizioni/793646/giuseppe-dipinto.html

Siamo a giugno. Sappiamo com’è andata. La stalla è chiusa e a Torino ronfano satolli.

Rizzoli va girando per l’Italia a santificare i risultati straordinari della Var. Mostra slide trionfali: “Ridotti dell’85% per cento gli errori arbitrali. Per chiarezza, ascoltate le registrazioni degli arbitri…” e vedo Napoli-Benevento. Non c’è niente da fare, hanno la faccia come il culo. Andrebbe arrestato. Invece a Napoli, a Monte Sant’Angelo, sale in cattedra alla facoltà di economia e spiega com’è possibile creare indotto da una frode. Pensavo a un episodio isolato, è invece una tournée in giro per l’Italia.

Non resta che andare a vedere il 15% che non ha funzionato, per capire che è venuta meno la ragione stessa per cui l’aiuto tecnologico è stato introdotto. Infatti, gli errori in un contesto normale esistono e si bilanciano sempre su 38 partite di campionato. La differenza l’ha sempre fatta quel 15% che assegna lo scudetto.

http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/2018/06/08-43928995/i_numeri_promuovono_il_var_successo_straordinario/

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